Piano didattico personalizzato: cos’è e quando viene realizzato
Quando un alunno presenta un bisogno speciale (BES) la scuola educativo deve tenerne conto e mettere in campo strategie pedagogiche adeguate. Lo strumento con tutti i soggetti coinvolti nell’educazione del bambino mettono nero su bianco queste strategie e concordano una modalità comune è il Piano Didattico Personalizzato (PDP) .
Il PDP viene scritto dalla scuola, con il supporto di eventuali specialisti che hanno in carico l’alunno e tenendo conto della visione della famiglia, che poi firmerà il documento.
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Cosa sono io BES
Con la sigla BES si specifica i bisogni educativi speciali , ovvero tutti quei casi in cui la scuola riconosce che un alunno ha necessità di attenzioni pedagogiche, perché la scuola sia inclusiva.
Le motivazioni di questi bisogni speciali sono suddivisibili in tre macroaree:
- Uno svantaggio socio culturale che determinano difficoltà importanti per il bambino a scuola, ad esempio non conoscere la lingua italiana o avere particolari reazioni comportamentali.
- Disabilità motorie o accertate cognitive , che oltre al piano didattico personalizzato potrebbe anche richiedere un sostegno.
- Disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) , ovvero disturbi di origine neurobiologica che determinano delle difficoltà solo in alcuni particolari ambizioni dell’attività scolastica (lettura, scrittura, abilità nel fare di conto), su soggetti con intelligenza nella norma. I DSA rilasciato dalla legge 170 del 2010 sono dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia.
Quando la scuola si trova con un alunno che strumenti presenta un bisogno educativo speciale è necessario redigere un PDP in cui individuare strategie e che possono garantire un’esperienza formativa adeguata, aiutando l’alunno a superare le difficoltà.
Il PDP viene scritto a inizio anno scolastico oppure quando si manifesta la sua necessità, ad esempio in caso la famiglia presenti una diagnosi clinica che attesti un disturbo specifico dell’apprendimento.
Cosa si inserisce in un PDP
Nel piano didattico personalizzato si inseriscono i dati personali dell’alunno e il suo livello di abilità iniziale.
All’interno del documento si elencano gli strumenti compensativi che si pensa di impiegare per aiutare a supplire a eventuali carenze (ad esempio può essere uno strumento di sintesi vocale per un bambino dislessico o l’uso della calcolatrice in caso di discalculia), e anche le misure dispensative (ad esempio si può decidere di privilegiare le prove orali per ragazzi dislessici e disgrafici, oppure di dispensare alunni disortografici da valutazioni sull’ortografia nei temi).
Nel PDP si tracciano anche le strategie didattiche da mettere in atto a scuola e si danno indicazioni anche sull’attività a casa, in modo da far agire di concerto famiglia e insegnanti e di coordinare lezioni in aula e compiti.
Il PDP non è un documento statico: richiede che venga aggiornato nel tempo, monitorando i progressi del bambino e l’effettiva utilità di strumenti e misure messe in atto. Il PDP deve essere rivisto ogni anno, all’inizio dell’anno scolastico, ma può subire modifiche anche durante l’anno qualora se ne ravvisasse la necessità.
Chi scrive il piano didattico personalizzato
A scrivere il PDP è la scuola, rientra tra i compiti del consiglio di classe.
Ogni istituto ha un referente DSA , che è un docente con una formazione sui disturbi specifici dell’apprendimento. Questa figura è prevista dalla normativa perché sia punto di riferimento per gli insegnanti quando si hanno casi di DSA e può essere consultato all’occorrenza anche nella stesura del PDP.
La scuola ha la possibilità di anche eventuali specialisti coinvolti, ad esempio neuropsichiatra o lo psicologico che hanno effettuato la diagnosi di DSA o di disabilità.
La condivisione dei contenuti del PDP con la famiglia è molto importante, in quanto la collaborazione scuola famiglia è un punto chiave nel percorso pedagogico, a maggior ragione in casi di DSA o altri bisogni educativi speciali.