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Apprendimento

Disturbi specifici dell’apprendimento: meno attenti ma più intelligenti

DSA: diagnosi precoce ed interventi

I disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) vengono diagnosticati precocemente fin dai primi anni in cui i bambini avviano il percorso scolare, per il fatto che, molto spesso, i soggetti affetti da questi disturbi della sfera dell’apprendimento non riescono a svolgere compiti anche semplici assegnati dalle maestre. La percezione del disagio del bambino crea molta ansia nei genitori i quali sono indotti a pensare che le difficoltà manifestate dai figli possano incidere sul futuro inserimento nel mondo del lavoro e su altri contesti della quotidianità. La realtà è però ben diversa, basta solo trovare la strada giusta per far emergere le potenzialità nascoste.

Partiamo intanto dall’individuare il significato dell’acronimo DSA, quante volte avete sentito citare questa sigla, ma siete sicuri di sapere a quali problematiche faccia riferimento? Oltre alla dislessia che consiste nell’avere difficoltà a leggere correntemente i testi, i bambini che presentano un disturbo dell’apprendimento hanno difficoltà a scrivere correttamente, rispettando le regole ortografiche, per cui essi sono disortografici e disgrafici.

I cosiddetti strafalcioni, quindi, in questa prospettiva, non sarebbero frutto di una scarsa propensione all’apprendimento delle regole, ma una conseguenza di un disturbo che impedisce di scrivere correttamente. In alcuni casi, i problemi si manifestano nel momento in cui devono essere formulati calcoli matematici, per cui risultano vani i metodi tradizionali per inculcare nelle menti duttili dei bambini le tanto odiate tabelline, con conseguente senso di frustrazione nei bambini e perdita di fiducia nelle proprie possibilità.

La diagnosi di DSA è fondamentale, perché la normativa prevede che la scuola adotti metodologie specifiche per aiutare i bambini e gli adolescenti che manifestano questo problema, è ammesso l’uso di strumenti compensativi, cioè di dispositivi che aiutino a effettuare il calcolo, che semplifichino, ad esempio, la ricerca di termini sul dizionario online e che diano degli input mirati per correggere gli errori ortografici.

Il disturbo specifico dell’apprendimento viene regolarmente certificato, tuttavia non è possibile risalire a una causa unica che lo caratterizza, perché, secondo gli studiosi, alla base del problema si trova un complesso mix di fattori genetici e ambientali.

Chi soffre di DSA è più intelligente o meno intelligente?

Per chi non è un esperto di queste patologie non è facile capire come sia possibile che a fronte di difficoltà tali da inficiare il normale processo di apprendimento, le persone che presentano un disturbo di questo tipo possano avere un’intelligenza anche superiore alla media.

In passato, quando ancora non si parlava di DSA la scuola tendeva a essere inflessibile con gli alunni che non sapevano correttamente scrivere e fare i calcoli, oggi, invece, questa prospettiva è stata ribaltata. Sembra, infatti, che lo svantaggio nelle aree della scrittura, della lettura e del calcolo, sia compensato dalla presenza di un quoziente intellettivo anche superiore alla media, in alcuni casi. Recenti studi dimostrano che soggetti affetti da DSA, sottoposti a test del QI, hanno ottenuto un punteggio superiore a 120 standardizzato secondo la Scala di Wechsler.

Ovviamente ogni persona è una storia a sé, per cui mai come in questo caso non si devono fare le consuete generalizzazioni. Daniel Pennac, famosissimo scrittore ha parlato in molti libri della sua dislessia che non gli ha impedito, però, di realizzare pienamente i suoi obiettivi, raggiungendo una fama internazionale. Essere DSA non significa ragionare meno e avere opportunità minori rispetto agli altri, ma, nella maggior parte dei casi il livello intellettivo è di gran lunga superiore a quello degli altri.  Sembra veramente impossibile, eppure Pennac è solo uno dei tanti appartenenti alla schiera di quanti hanno un disturbo di questo tipo, in quanto molte menti eccelse del passato appartenevano a soggetti dislessici o disortografici ecc.

Avreste mai potuto immaginare che mostri sacri come Michelangelo, Galilei e Newton fossero dislessici? Certamente no, forse perché siamo troppo ancorati a luoghi comuni che ci inducono a ritenere l’intelligenza come sinonimo di perfezione. E invece non è così, bisogna cambiare metro di giudizio e considerare che le facoltà intellettive sono strumenti imperfetti anch’esse, perché rispecchiano il cammino evolutivo di un individuo costretti a confrontarsi con compiti di realtà che devono essere eseguiti nel miglior modo possibile. Molto spesso sono proprio i bambini DSA che manifestano una tendenza innata alla creatività intesa come abilità di dar vita a qualcosa di originale e assolutamente unico.

Strategie mirate per migliorare l’apprendimento

La presenza dei problemi di cui si è finora trattato costringe a modificare l’impianto della metodologia di apprendimento, per cui la lezione frontale non può avere alcuna utilità, se si considera che da un lato bisogna guidare i bambini al superamento delle difficoltà connesse al disturbo e, contestualmente, adottare strategie efficaci che permettano di far emergere le capacità dei bambini. La scoperta dell’iper-dotazione deve rappresentare il punto di partenza per un piano didattico ritagliato su misura per lo studente, in modo da consentirgli di raggiungere gli obiettivi minimi in alcune aree come la lettura, la scrittura e il calcolo. Un ostacolo da superare per i DSA è la perdita dell’attenzione e, proprio per questo motivo, non si può pretendere che segua una lezione per un’ora di seguito, quando i ragazzi che non presentano problematiche di questo tipo si distraggono normalmente dopo appena 20 minuti.

La mancanza di concentrazione è il fattore principale che impedisce di acquisire e di mantenere determinate abilità, anche perché in molti casi, a questo disturbo è connesso un lieve deficit della memoria a breve e a lungo termine. Ben vengano, dunque, le nuove strategie che coinvolgono anche l’utilizzo delle tecnologie informatiche che sono utilissime nel portare alla luce le doti nascoste degli individui con disturbi dell’apprendimento, perché essere DSA significa proprio essere veramente più intelligenti, come rilevano i molteplici test effettuati. La strada per trovare soluzioni efficaci per tutti è ancora lunga, ma la didattica inclusiva sembra essere la migliore risorsa da sperimentare per risolvere le difficoltà connesse alla presenza di un disturbo DSA.